lunedì 8 aprile 2019

Era terminale, l’antibiotico lo ha salvato

Restauro

Era terminale, l’antibiotico lo ha salvato

Trattamento biocida per gli affreschi realizzati nel 1531 da Fermo Stella a Caravaggio

Il tramezzo della Chiesa di San Bernardino a Caravaggio affrescato nel 1531 da Fermo StellaCaravaggio (Bg). A causa di infiltrazioni d’acqua gli affreschi del Ciclo della Passione sul tramezzo della chiesa quattrocentesca di San Bernardino a Caravaggio, non lontano da Bergamo, erano allo stadio di un malato terminale. Sei mesi di lavoro della restauratrice Giuseppina Suardi li hanno salvati.

Con al centro la grande Crocifissione, il ciclo occupa l’intera parete divisoria della chiesa su ben 80 metri quadrati: è l’affresco più grande mai realizzato e firmato, nel 1531, da Fermo Stella, allievo di Gaudenzio Ferrari ancora oggi poco conosciuto, nato a Caravaggio e attivo in chiese della Lombardia e del Piemonte.

Da decenni il tetto della chiesa era sfondato e le infiltrazioni avevano provocato efflorescenze saline, patine bianche di carbonato di calcio e sollevamenti della pellicola pittorica agli affreschi, compresi quelle delle cappelle.

Su tetto, facciata e strutture murarie si è intervenuti soltanto nel 2014. Per quanto riguarda invece il recente restauro che ha ridato leggibilità agli affreschi del tramezzo la Suardi ha spiegato: «Siamo intervenuti prima che l’umidità annientasse questo capolavoro. L’acqua aveva solcato e alterato il Cristo crocifisso al centro della scena e il cattivo ladrone sfigurandone i volti con cadute della pellicola pittorica. Sulle zone più sofferenti sono state necessarie operazioni di fissaggio della pellicola pittorica, consolidamento dell’intonachino, rimozione delle patine di sali e trattamento biocida contro le muffe: questo ci ha dato la netta sensazione di aver davvero salvato l’opera».

Realizzati a calce con finiture a secco gli affreschi ponevano gravi problemi e per di più in antico si erano succeduti almeno tre interventi di restauro. «Abbiamo scoperto ritocchi e vere ridipinture delle figure e dello stesso volto di Gesù, prosegue la restauratrice. Abbiamo anche rimosso caseina, colle, resine, alterazioni gravi perfino con rossetti, ma evitando ogni “accanimento terapeutico”. Una cauta reintegrazione pittorica ha fatto riemergere la pittura originale di Fermo Stella. Questa è stata la parte più delicata e rischiosa del lavoro, compiuta con l’aiuto di analisi chimiche, fluorescenza da ultravioletto, optical visor e videomicroscopio».

Dopo il restauro del Ciclo della Passione, possibile grazie a 258mila euro donati da mecenati incoraggiati dall’ArtBonus, la chiesa, acquistata da Comune nel 1970, è di nuovo aperta al pubblico seppure altri lavori per 300mila euro siano in corso nelle cappelle. La più degradata è di fine Quattrocento ed è dedicata alla Madonna («in prognosi riservata»), ma si lavora anche in quella di San Bartolomeo e di San Bonaventura.

Altri interventi, aggiunge il direttore dei lavori GianMaria Labaa, vengono condotti nel convento del complesso di San Bernardino dove ci aspettano sorprese dalla pulitura di alcune pareti la cui scialbatura nasconde affreschi da secoli.
Tina Lepri, da Il Giornale dell'Arte numero 396, aprile 2019